“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 27 April 2013 08:38

‘Ballo, ballo, ballo da capogiro’: "Piel Il.El"

Written by 

All’Elicantropo è andato in scena Piel Il.El di e con Gennaro Maione, giovane danzatore e coreografo partenopeo che ha deciso di affrontare una tematica nota ma sempre da disambiguare sulla questione tra genere e sesso. Il pubblico entra nella sala intima ed accogliente del teatro e, consumando le ultime parole con amici e conoscenti, si accorge che l’interprete è già sulla scena, seduto di spalle, in intimo e con sopra la testa una calza color carne, forse simbolo di costrizione sociale o di disagio; rimarrà un dubbio quest’oggetto di scena che, dopo non molto, verrà fatto indossare come berretto ad un manichino di donna che accompagnerà Gennaro Maione durante tutto il suo viaggio.

La prima parte dello spettacolo, a pelle nuda e sudata, è danzata in vari luoghi dello spazio chiari e rettangolari; traiettorie che creano una relazione personale oltre che temporale con il manichino senz'anima. Interazione a distanza costante tra "il" e "el", a parte qualche momento di contatto, che terminerà, chiudendo il cerchio, solo alla fine.
È il desiderio di diventare altro da sé trasmigrando da una pelle all'altra. È un sentire epidermico che si limita al livello più superficiale dei primi strati di pelle, lasciando sospese questioni interne e drammi esistenziali. "Il genere e il sesso sono due cose completamente separate, sebbene i termini siano spesso considerati intercambiabili dai meno attenti. Il sesso è una forma ed una funzione fisica mentre il genere è una componente dell'identità"; attraverso queste definizioni e specificazioni sull'argomento il giovane coreografo decide di condurre la propria ricerca, molto delicata, per i confini entro i quali è inserita ed è una ricerca, parimenti, molto coraggiosa nell'intento di comunicare un handicap sociale del quale evidentemente avverte l'insostenibile pesantezza.
Ispirato dalla lettura di Tarantola di Thierry Jonquet e al film di Pedro Almodòvar La pelle che abito, il lavoro, di stampo autobiografico, nel complesso si presenta coerente grazie all'attenzione rivolta alle varie fasi di sviluppo scenico, sebbene i tempi teatrali siano stati, in alcuni casi, asciutti e, in altri, eccessivi. Di sicuro l'energia e l'emotività del danzatore hanno permesso al pubblico di accedere alle zone d'ombra conducendolo fino alla fine. Una sfida ardua quella di mantenere alta la tensione per un'ora circa; è molto difficile poter sfamare un intero pubblico con il solo alimento di un corpo, ma Gennaro Maione ha preso questo rischio investendo pelle e carne nella sua idea artistica.
Lo spazio è fin dall'inizio luogo d'azione e di creazione: il manichino posto in un angolo vi resterà per tutto il tempo, pronto a subire con il tratto di un rossetto i segni di un progetto di chirurgia sulla fronte, sul seno e sulla vagina; un tutù, una giacca, dei pantaloni e un vestito floreale sono gettati per terra in prossimità del fondale che fungerà da spogliatoio vivente durante le fasi di transizione, accompagnate dal bisbigliare da parte dell'interprete della canzone italiana Ballo, ballo di Raffaella Carrà.
In effetti il capogiro lo avverte anche il pubblico che viene centrifugato nelle varie storie raccontate. La prima è quella di David, calciatore gay di ventinove anni che sogna di invecchiare con il suo partner nei luoghi sereni e silenti delle alte vette; per incarnare il personaggio, Gennaro indossa giacca e pantaloni e imitando una sfilata di alta moda, nonostante il look trash, mastica vistosamente una chewingum alla maniera smodata degli americani o di Verdone o dei ragazzi, per dirla in modo tutto partenopeo, guapp' 'e quartier'. Il tutto accompagnato da una musica da discoteca che ripete ad oltranza "I'm not that bitch" confondendo pudore e volgarità in uno spazio psichedelico, carico di allusioni e gesti tipici dei corteggiatori famelici della notte.
Poi è il turno di Francesca, studentessa eterosessuale di venticinque anni che vuole laurearsi in filologia moderna. Sulla pelle abiti femminili con movenze corporee addolcite che evocano l'immaginario felice e spensierato di una ragazza apparentemente comune. La terza storia è quella raccontata attraverso la vestizione di un tutù bianco, cliché dell'abbigliamento pensato per la danza, dove l'interpretazione si fa opportunità per accontentare un desiderio, come quello espresso dall'amico omosessuale di Billy Elliot nel conosciuto film, di potersi travestire da ballerina classica: l'affermazione del genere attraverso un altro sesso. Un Pinocchio alla Collodi che vuole diventare umano e vivere una vita che crede di meritare.
Le scelte musicali molto differenti distraggono e rendono discontinuo lo sviluppo ma permettono allo stesso tempo di tenere alta la concentrazione che si alimenta da un cambio di traccia musicale ad un altro. Il linguaggio coreografico, dal punto di vista cinestetico, rimanda a diversi e conosciuti, quanto contaminati, modi di espressione; ibrido per la giovane esperienza ma molto motivato e deciso oltre che convinto nelle proposte. Credo che sia questo il risultato di uno spirito curioso e genuino che supera il desiderio ancora acerbo di voler definire una cifra stilistica e che si avvicina alla volontà di esprimere un concetto o un'intera idea accordandosi ad un sentire tipico di chi, sussurrando con emozione, incita e dice: “Ballo, ballo, ballo da capogiro / Ballo, ballo, ballo senza respiro / Ballo, ballo, ballo m'invento un passo / Che fa così, fa così, fa così". E lo confessa a se stesso dinanzi ad uno specchio nel tentativo di indossare degli orecchini, corpi estranei nella pelle giovane che Gennaro Maione abita.

 

 

Piel Il.El
regia e coreografia Gennaro Maione
con Gennaro Maione
scene e costumi Gennaro Maione
luci Gennaro Maione
produzione Körper, Palco 11zero8
in collaborazione con Colletivo Na\da, Art Garage
durata 1h
Napoli, Teatro Elicantropo, 25 aprile 2013
in scena dal 25 al 28 aprile 2013

 

 

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook